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Dopo il voto del Consiglio di Sicurezza dell’ONU: Hamas con le spalle al muro

Questa settimana, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato il piano di pace in 20 punti per Gaza presentato dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump a settembre con 13 voti a zero. Russia e Cina si sono astenute dal voto.

Il piano di pace prevede l’istituzione di un’amministrazione tecnocratica per la Striscia di Gaza sotto l’egida di un cosiddetto “consiglio di pace”, che sarà guidato dallo stesso Trump.

Soprattutto, però, il piano prevede anche il disarmo dell’organizzazione terroristica Hamas e la smilitarizzazione della Striscia di Gaza. Una forza di stabilizzazione internazionale sarà responsabile di tutto ciò. Al momento non è chiaro quali saranno le nazioni coinvolte. Finora, diversi Stati europei e islamici hanno manifestato la loro disponibilità a partecipare alla forza. Oltre all’Egitto e alla Turchia, che Israele respinge in quanto troppo vicini ad Hamas, tra questi ci sono l’Indonesia, il più grande paese islamico del mondo, e l’Azerbaigian.

Hamas, che a ottobre ha accettato di attuare la prima fase del piano di pace statunitense con il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani, rifiuta il disarmo. Tuttavia, ora che non solo il Qatar e la Turchia, i suoi due più importanti sponsor insieme all’Iran, sostengono il piano, ma anche le Nazioni Unite, l’organizzazione terroristica palestinese si trova con le spalle al muro non solo militarmente, ma anche politicamente. Infatti, se il piano di pace dovesse fallire, l’organizzazione dovrà assumersi l’intera responsabilità.

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