Zum Inhalt

Cinquant’anni dopo “Sionismo = Razzismo” – La risoluzione che non è mai morta davvero

Cinquant’anni fa, il 10 novembre 1975, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite votò per etichettare il sionismo come razzismo.

Di Jan Kapusnak, testo completo pubblicato su mena-watch.com

(Riassunto) “La sentenza è stata breve, il danno lungo. Ha dato legittimità a una campagna ideologica che si era rafforzata a partire dagli anni ’60, quando Mosca scoprì che condannare il sionismo come razzismo era un modo semplice per corteggiare i partner arabi e molti Stati appena decolonizzati”, scrive Jan Kapusnak, politologo specializzato in Medio Oriente.

Mezzo secolo dopo, nonostante la ritrattazione ufficiale del 1991, questa equazione si sente più forte che mai – negli organismi delle Nazioni Unite, nei media, nelle strade e nei campus universitari, soprattutto dopo il massacro di Hamas del 7 ottobre 2023.

Guerra fredda e strumentalizzazione ideologica

Kapusnak descrive come la Risoluzione 3379* sia nata nel bel mezzo della Guerra Fredda: dopo la vittoria di Israele nella Guerra dei Sei Giorni del 1967, Mosca dipinse il sionismo come un avamposto dell’imperialismo americano e utilizzò i media, le organizzazioni di facciata e il Movimento dei Non Allineati per una diffusione globale. Il 10 novembre 1975, 72 Stati votarono a favore della risoluzione, 35 contro e 32 si astennero.

Nel suo discorso, l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Chaim Herzog* ha fatto riferimento all’anniversario della Notte dei Cristalli e ha spiegato che Israele è sinonimo di coesistenza, non di razzismo – poi ha strappato il documento. L’ambasciatore statunitense Daniel Patrick Moynihan ha definito la decisione un “atto infame”. Anche il governo tedesco l’ha definita incompatibile con la Carta delle Nazioni Unite. Secondo Kapusnak, la cancellazione del 1991 non fu un ripensamento morale, ma una conseguenza dei cambiamenti geopolitici seguiti alla fine della Guerra Fredda.

Continua delegittimazione di Israele

Da allora, secondo Kapusnak, il sistema anti-israeliano è rimasto in vigore: Decine di risoluzioni contro Israele, il punto 7 dell’agenda permanente del Consiglio per i Diritti Umani e mandati unilaterali come quello del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967. L’autore fa riferimento alla Conferenza Mondiale contro il Razzismo di Durban del 2001, dove è tornato lo slogan “Il sionismo è razzismo” ed è stato creato un “copione di guerra politica” contro Israele – con termini come “stato di apartheid”, campagne legali e una camera d’eco delle ONG. Cinquant’anni dopo la risoluzione, secondo Kapusnak, la sua eredità ideologica continua ad avere un impatto: lo Stato ebraico continua a essere bollato come una macchia morale. Il sionismo, scrive, è il diritto del popolo ebraico alla propria patria e a uno Stato: definirlo razzismo è antisemitismo.

Hai trovato un errore?

Fehler melden

0/2000 Segno